La psicoterapia per i bambini comincia con una prima fase in cui si ascolta la famiglia per poter valutare e poi intervenire efficacemente sulla difficoltà presentata.
Il disagio del bambino viene trattato attraverso un approccio multimodale che combina interventi psicoterapeutici e psicoeducativi rivolti al bambino con interventi rivolti ai genitori.
Il percorso di psicoterapia e consulenza psicologica per l’infanzia prevede una prima indispensabile fase di accoglienza e valutazione della richiesta.
L’accoglienza di una richiesta di consulenza in età evolutiva si articola nel seguente modo:
- 1-3 colloqui con i genitori del bambino
- da uno a tre incontri di consulenza con il bambino
- un colloquio di restituzione con i genitori
I colloqui con entrambi i genitori hanno lo scopo di focalizzare il problema conoscendone i diversi punti di vista, raccogliere le informazioni salienti sul figlio, sulla coppia e sul problema.
Al termine della fase di accoglienza e valutazione verrà individuato e esposto alla famiglia il percorso individualizzato più adeguato.
In base alla richiesta e al tipo di problema si valuterà se attuare una consulenza di taglio “educativo”, con particolare focalizzazione sulla relazione genitore/figli e con una consulenza diretta prevalentemente alla coppia genitoriale, o una psicoterapia, quindi una consulenza con taglio “psicologico” in cui il focus è spostato maggiormente sul bambino che parteciperà direttamente agli incontri con la psicologa.
Nella consulenza con un taglio “più educativo” la focalizzazione è sul rapporto genitori-figli, sulle relazioni importanti del bambino e sulle difficoltà relazionali eventualmente incontrate.
L’aiuto del professionista consiste nel lavorare con i genitori alla creazione delle strategie educative più adeguate nel rapporto con il proprio figlio.
La consulenza psicologica e la psicoterapia intervengono nelle situazioni di :
- difficoltà di socializzazione e relazione con coetanei e adulti
- difficoltà di comportamento (iperattività)
- difficoltà di apprendimento
- disturbi alimentari (iperfagia, anoressia, obesità)
- disturbi del controllo sfinterico (encopresi, enuresi)
- disturbi dell’umore
- ansia, paure e fobie
- problematiche legate alla scuola (ansia e fobia scolastica, difficoltà di inserimento)
A volte anche alcuni eventi stressanti (separazioni, divorzi, malattie, lutti) possono essere di una portata tale da richiedere il sostegno di uno psicologo, pur in presenza di relazioni familiari sane e positive.
In questo caso gli psicologi affiancheranno ai colloqui con i genitori, incontri con il bambino per affrontarne i vissuti emotivi e aiutarlo a superare il momento di crisi.
Nell’ascolto di un bambino lo psicologo presta attenzione a ciò che il bambino racconta di sé e delle proprie esperienze, a ciò che racconta quanto commenta un disegno che ha fatto e anche quello che non racconta, per esempio cambiando bruscamente argomento.
Nell’ascolto riveste particolare importanza anche la comunicazione non verbale, lo sguardo, il tono di voce, la postura sono preziosi elementi da prendere in considerazione.
In alcuni casi il bambino non racconta, ma agisce.
Ad esempio corre per la stanza, lancia per aria degli oggetti.
Anche questi sono dei modi di comunicare.
Le modalità preferenziali, però, per conoscere “il mondo interno” di un bambino sono il gioco e il disegno.
I giochi a disposizione del bambino sono di vario tipo: casetta con personaggi, animali, macchinine plastilina, ma anche spago, colla, forbici, fogli…
I disegni cui più spesso si fa riferimento, ma che assumono dei significati solo alla luce del racconto che ne fa il bambino, sono quello della persona, della persona nella pioggia, della casa, dell’albero, della famiglia.